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26/03/2020 #AURORA RACCONTA GLI EROI DELLA PROMOZIONE

 

 

Probabilmente basterebbe questo titolo, probabilmente non servono altre parole perché tutti sanno chi sono gli eroi della promozione in Serie A. E tutti, a loro modo, hanno un ricordo, un gesto, un profilo, qualcosa che gli è rimasto ben impresso nella mente e che descriverebbe a perfezione ciascun beniamino. In fondo, i nomi, basta citarli, puramente in ordine alfabetico: Brett Blizzard, Jamal Robinson, Mason Rocca, Lupo Rossini, James Singleton, e poi i fratelli Juan Marcos e Guillerme Casini, Gordan Firic, DeShaun Hadley, Brian Montonati, Joel Salvi e lo sfortunato Trent Whiting, infortunatosi seriamente contro Reggio Emilia nella fase a orologio, oltre ai giovani Pieralisi e Cittadini.

 

Leggendo i nomi oggi, oltre al valore affettivo, non ci sono dubbi sulla validità della squadra; in quell’estate del 2003 e per tutto il campionato, però, coach Gresta, come da lui stesso svelato, dovette mettere a tacere gli scetticismi, che non furono pochi: dalle scommesse Blizzard e Singleton, al far giocare da numero quattro quest’ultimo a fianco a un Mason Rocca per la prima volta in quintetto. Poi, l’infortunio di Whiting che rimescolò le carte ma, probabilmente, diede lo slancio emotivo decisivo allo stesso Blizzard, pungolato anche dall’arrivo di Hadley; fino a quella gara-4 a Scafati e quella lite in spogliatoio che fu la svolta in un playoff che si stava complicando.

 

Ma, in quell’anno, tutti furono decisivi e protagonisti. Dalla prima scoperta di Singleton, dei suoi salti e delle sue triple in quell’ostica trasferta di Ragusa, alle giocate di Robinson nel derby a Fabriano, contro Scafati, a Bologna, senza dimenticare quel tiro a Sassari, nella fase a orologio, che mantenne viva la fiammella per la promozione diretta, passando per le prestazioni balistiche di Blizzard in quei due successi, sontuosi, in stagione regolare che hanno segnato due record di punti per l’Aurora, 116 punti segnati contro Ragusa, 122 contro Novara, ancora prima dei 30 punti in gara-1 di finale con Bologna, e le fiammate di Whiting, altro protagonista con il suo talento e le sue accelerazioni, almeno finché è stato in campo. In generale, però, un una cavalcata del genere tutti sono stati importanti, basti pensare ai mattoncini portati da Montonati, in gara-1 prima con Montecatini poi con Bologna, o alla spallata data proprio ai toscani in gara-3 da Juan Marcos Casini. E ne mancano due molto importanti…

 

Mancano proprio quei due protagonisti che, sul finire di gara-2 contro Bologna, di fatto consentirono a Jesi di avere un piede e mezzo in Serie A, Lupo Rossini e Mason Rocca. Capitano il primo, trascinatore silenzioso il secondo, anche loro hanno messo la firma su diverse partite. Rocca, da un lato, con la sua sostanza, l’abnegazione e l’essenzialità, di fatto, ha spiccato definitivamente il volo a suon di ventelli e doppie doppie, spesso firmate da quel suo gancio d’altri tempi, scagliato, magari, dopo un rimbalzo in attacco, visto che sapeva esattamente dove sarebbe caduta la palla; dall’altro Rossini, il primo grande capitano della storia gialloverde: difesa, applicazione, intelligenza, letture ma soprattutto agonismo, leadership e una feroce voglia di vincere. E quando voleva vincere, non ce n’era per nessuno, chiedere a Fabriano, sommersa dai suoi 25 punti e dalla giocata decisiva per la vittoria nel derby di ritorno, per ulteriori conferme…

 

 
 

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