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23/03/2020
#AURORA RACCONTA, DA UNO SPAREGGIO ALL’ALTRO: IL GIORNO IN CUI VITERBO SI TINSE DI GIALLOVERDE
“In tre anni arriveremo in Serie A2”. Tutti i tifosi dell’Aurora sanno chi pronunciò quella frase, tutti sanno che in quanto a promesse e previsioni Alfiero Latini non si è quasi mai sbagliato. E in quella grandiosa ascesa, in quel triplo salto carpiato, il 19 maggio del 1996 è una data che non si dimentica, un giorno importante per la storia della Jesi cestistica, un altro turning point nel percorso di ascesa della società leoncella, e non solo per il risultato sportivo.
Come sarebbe accaduto in maniera simile, ventidue anni dopo, anche in quel 1995/96 non bastarono due fasi per arrivare a un verdetto. L’allora Sicc Jesi, allenata dall’indimenticato Alessio Baldinelli, dopo essere arrivata seconda nella prima fase, dovette soffrire e non poco anche in quella successiva, con un’ultima giornata da brividi. Tre squadre appaiate in testa, Latina, Sant’Antimo e, appunto, l’Aurora, a quaranta minuti dall’ultima sirena; la prima classificata sarebbe stata promossa ma, in caso di arrivo a pari punti di due squadre, ci sarebbe stato un ulteriore spareggio, secco, per decidere la regina. In caso, invece, di arrivo a tre a gioire sarebbero stati proprio i laziali per le combinazioni di risultati ottenuti. Ecco, qui avvenne il primo “miracolo”. Sant’Antimo e soprattutto Jesi, fecero il proprio dovere, con la Sicc che espugnò Cosenza al termine di un match teso e vibrante. Il resto lo fece Todi che, nonostante non avesse più nulla da chiedere, sconfisse proprio Latina spalancando la strada dello spareggio alle altre due pretendenti.
E si arriva così a quel 19 maggio, il giorno che a Jesi viene ricordato come il primo grande esodo del popolo cestistico al seguito della squadra: dodici pullman stracolmi più svariate auto private invasero Viterbo, la sede neutra scelta per quello spareggio, e riempirono le tribune del palazzetto laziale rendendolo una bomboniera gialloverde carica come non mai ma consapevole della difficoltà dell’ultimo scontro. E, infatti, così fu: nonostante Jesi fosse, probabilmente, più forte, Sant’Antimo disputò un primo tempo magistrale, in cui ai campani riuscì praticamente tutto. E non finì lì, perché nella seconda metà di gioco la Sicc finì sotto anche di 7 lunghezze, prima che un certo Leonardo Sonaglia non decise che era il momento di ribaltare e vincere quell’incontro. Il resto è storia: il 70-61 impresso sul tabellone all’ultima sirena fece partire la festa gialloverde e spalancò all’Aurora le porte della B1. Il secondo salto in due anni era compiuto.
Al ritorno a Jesi c’era quasi tutta la città a festeggiare: i pochi che erano rimasti nelle Marche si fiondarono in Piazza della Repubblica, i dodici pullman sfilarono in tutto Corso Matteotti e, quando arrivò anche la squadra, fu proprio il patron Alfiero Latini a stappare la prima bottiglia di champagne davanti a una piazza mai vista così piena. Gli eroi di quella festa sono tutt’oggi nella memoria dei tifosi storici jesini: da Leonardo Sonaglia a Marco Paialunga, da Piero Coen a Claudio Scabini, da Umberto Coppari a Claudio Scabini, senza dimenticare Pierpaolo Bigi e Maurizio Rossetti, un’altra bandiera dell’Aurora nella scalata dalla C1 alla A2. A guidare quel gruppo indimenticato, appunto, un giovane Alessio Baldinelli, coadiuvato da un’altra figura storica come Rolando Giorgi, che seppe imprimere il suo marchio su quella squadra che giocava così bene da entusiasmare tutti. Un gruppo che, puntellato, Baldinelli portò a compiere il miracolo l’anno dopo, contro Bergamo, facendo stropicciare gli occhi a mezza Italia e anche ad alcuni colleghi di Serie A accorsi per vedere quella finale playoff contro un avversario, in panchina, che rispondeva al nome di Charlie Recalcati. Ma anche questa è un’altra storia…
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“In tre anni arriveremo in Serie A2”. Tutti i tifosi dell’Aurora sanno chi pronunciò quella frase, tutti sanno che in quanto a promesse e previsioni Alfiero Latini non si è quasi mai sbagliato. E in quella grandiosa ascesa, in quel triplo salto carpiato, il 19 maggio del 1996 è una data che non si dimentica, un giorno importante per la storia della Jesi cestistica, un altro turning point nel percorso di ascesa della società leoncella, e non solo per il risultato sportivo.
Come sarebbe accaduto in maniera simile, ventidue anni dopo, anche in quel 1995/96 non bastarono due fasi per arrivare a un verdetto. L’allora Sicc Jesi, allenata dall’indimenticato Alessio Baldinelli, dopo essere arrivata seconda nella prima fase, dovette soffrire e non poco anche in quella successiva, con un’ultima giornata da brividi. Tre squadre appaiate in testa, Latina, Sant’Antimo e, appunto, l’Aurora, a quaranta minuti dall’ultima sirena; la prima classificata sarebbe stata promossa ma, in caso di arrivo a pari punti di due squadre, ci sarebbe stato un ulteriore spareggio, secco, per decidere la regina. In caso, invece, di arrivo a tre a gioire sarebbero stati proprio i laziali per le combinazioni di risultati ottenuti. Ecco, qui avvenne il primo “miracolo”. Sant’Antimo e soprattutto Jesi, fecero il proprio dovere, con la Sicc che espugnò Cosenza al termine di un match teso e vibrante. Il resto lo fece Todi che, nonostante non avesse più nulla da chiedere, sconfisse proprio Latina spalancando la strada dello spareggio alle altre due pretendenti.
E si arriva così a quel 19 maggio, il giorno che a Jesi viene ricordato come il primo grande esodo del popolo cestistico al seguito della squadra: dodici pullman stracolmi più svariate auto private invasero Viterbo, la sede neutra scelta per quello spareggio, e riempirono le tribune del palazzetto laziale rendendolo una bomboniera gialloverde carica come non mai ma consapevole della difficoltà dell’ultimo scontro. E, infatti, così fu: nonostante Jesi fosse, probabilmente, più forte, Sant’Antimo disputò un primo tempo magistrale, in cui ai campani riuscì praticamente tutto. E non finì lì, perché nella seconda metà di gioco la Sicc finì sotto anche di 7 lunghezze, prima che un certo Leonardo Sonaglia non decise che era il momento di ribaltare e vincere quell’incontro. Il resto è storia: il 70-61 impresso sul tabellone all’ultima sirena fece partire la festa gialloverde e spalancò all’Aurora le porte della B1. Il secondo salto in due anni era compiuto.
Al ritorno a Jesi c’era quasi tutta la città a festeggiare: i pochi che erano rimasti nelle Marche si fiondarono in Piazza della Repubblica, i dodici pullman sfilarono in tutto Corso Matteotti e, quando arrivò anche la squadra, fu proprio il patron Alfiero Latini a stappare la prima bottiglia di champagne davanti a una piazza mai vista così piena. Gli eroi di quella festa sono tutt’oggi nella memoria dei tifosi storici jesini: da Leonardo Sonaglia a Marco Paialunga, da Piero Coen a Claudio Scabini, da Umberto Coppari a Claudio Scabini, senza dimenticare Pierpaolo Bigi e Maurizio Rossetti, un’altra bandiera dell’Aurora nella scalata dalla C1 alla A2. A guidare quel gruppo indimenticato, appunto, un giovane Alessio Baldinelli, coadiuvato da un’altra figura storica come Rolando Giorgi, che seppe imprimere il suo marchio su quella squadra che giocava così bene da entusiasmare tutti. Un gruppo che, puntellato, Baldinelli portò a compiere il miracolo l’anno dopo, contro Bergamo, facendo stropicciare gli occhi a mezza Italia e anche ad alcuni colleghi di Serie A accorsi per vedere quella finale playoff contro un avversario, in panchina, che rispondeva al nome di Charlie Recalcati. Ma anche questa è un’altra storia…
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