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22/03/2020
#AURORA RACCONTA: L’ULTIMO PLAYOFF E QUELLA MEZZA PROFEZIA DELLA BOMBONERA
La tripla di Matteo Piccoli prende solo il secondo ferro, quella del +5 che avrebbe chiuso la partita, a rimbalzo solo maglie rosse. La palla viaggia, la tensione e la paura crescono; inevitabilmente Ravenna va da un certo Rayvonte Rice, arresto, tiro. Fiato sospeso. Tabellone. Ferro. La palla gira e ritocca il ferro. Ma esce. Esce! Da lì in poi sono solo urla di gioia, abbracci e anche lacrime di gioia.
Dopo dieci anni, l’Aurora torna ai playoff al termine di uno spareggio tremendamente teso quanto bello. È il 22 aprile 2018, quel 69-67 dimostra quanto può essere stupendo e beffardo questo sport, perché, nonostante ventinove partite in sette mesi, l’esito di una stagione finisce per essere deciso in soltanto 40’. E stavolta è l’Aurora a gioire, spinta dal talento e dalla sostanza di un gruppo unito e che si divertiva in campo e che, come qualcuno aveva previsto sin dal 30 agosto, data dell’amichevole alla Bombonera di Montegranaro, è riuscito a centrare i playoff. L’ultimo atto della regular season, poi, è la perfetta testimonianza di una stagione per nulla semplice, iniziata bene con cinque vittorie su sei incontri ma continuata tra le difficoltà e quel sogno di disputare la Coppa Italia in casa svanito nella seconda metà del girone d’andata. Poi, l’infortunio di Andrea Quarisa, fin lì una lietissima e positivissima sorpresa, in campo, in spogliatoio e fuori, l’addio forzato di Ken Brown, un inizio di ritorno drammatico. Ma la dirigenza dell’Aurora non si dà per vinta, pescando una pedina fondamentale come Marques Green e un Luca Fontecchio che si rivelerà decisivo.
Il risultato fu che Jesi riprese la marcia distruggendo letteralmente la Fortitudo, espugnando Mantova allo scadere con una tripla proprio di Fontecchio e abbattendo Bergamo in trasferta con 47 punti di Kenny Hasbrouck dopo una prestazione balistica difficilmente ripetibile da 18/27 complessivo. Ma questa squadra dimostrò anche di saper lottare e soffrire, caratteristiche peculiari di elementi come Ike Ihedioha o “il guerriero” Matteo Piccoli, come capitan Tommy Rinaldi e la garanzia del suo apporto, come Federico Massone, altro ragazzo che stupì e non poco. Senza dimenticare, ovviamente, Pierpaolo Marini, colui che regalò una bella fetta di post-season a Jesi, prima con le giocate decisive nella maratona con la capolista Trieste, vinta soltanto dopo due supplementari, poi con quelle contro Ravenna, partita giocata da vero fuoriclasse: per lui è stato l’anno della consacrazione.
E poi si ritorna sempre lì, a quel match di aprile contro uno degli aurorini di oggi, quel Giacomo Sgorbati che coach Martino, in quell’occasione, aveva designato agente speciale messo sulle tracce di Marques Green. Come finisce questa storia? Ovviamente non in maniera banale, bensì con una sfida contro due ex jesini come uno degli eroi della promozione in Serie A, Brett Blizzard, e un uomo che la panchina arancioblù la conosce bene come Marco Ramondino. Il 3-0 in favore di Casale Monferrato, poi futura finalista battuta solo da Trieste e da un crociato che salta a Giovanni Tomassini, sembrerebbe netto e perentorio, ma Jesi ci provò in tutti i modi, sfiorando il successo in gara-1, un punto che poteva cambiare la serie, e lottando sino all’ultimo in gara-3 davanti al proprio pubblico.
La stagione, comunque, si concluse in maniera trionfale, con un po’ di amaro per l’esito secco e prematuro, ma con tanto orgoglio per la banda di coach Cagnazzo, l’uomo che ha salvato l’Aurora nel 2016 e, due anni dopo l’ha riportata ai playoff. Una stagione che dire particolare è dire poco, in campo e fuori: proprio nel 2018 l’Aurora organizzò la Coppa Italia, prima, storica, volta a Jesi, peccato che in concomitanza si scatenò il periodo climaticamente peggiore dell’anno con giorni di neve e condizioni avverse. Ma questa è un’altra storia…
Qui, infine, il link per chi volesse rivivere quello spareggio bollente contro Ravenna https://www.youtube.com/watch?v=6SV2rBjXvrw&t=3s
#AuroraRacconta
L’ULTIMO PLAYOFF E QUELLA MEZZA PROFEZIA DELLA BOMBONERA
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La tripla di Matteo Piccoli prende solo il secondo ferro, quella del +5 che avrebbe chiuso la partita, a rimbalzo solo maglie rosse. La palla viaggia, la tensione e la paura crescono; inevitabilmente Ravenna va da un certo Rayvonte Rice, arresto, tiro. Fiato sospeso. Tabellone. Ferro. La palla gira e ritocca il ferro. Ma esce. Esce! Da lì in poi sono solo urla di gioia, abbracci e anche lacrime di gioia.
Dopo dieci anni, l’Aurora torna ai playoff al termine di uno spareggio tremendamente teso quanto bello. È il 22 aprile 2018, quel 69-67 dimostra quanto può essere stupendo e beffardo questo sport, perché, nonostante ventinove partite in sette mesi, l’esito di una stagione finisce per essere deciso in soltanto 40’. E stavolta è l’Aurora a gioire, spinta dal talento e dalla sostanza di un gruppo unito e che si divertiva in campo e che, come qualcuno aveva previsto sin dal 30 agosto, data dell’amichevole alla Bombonera di Montegranaro, è riuscito a centrare i playoff. L’ultimo atto della regular season, poi, è la perfetta testimonianza di una stagione per nulla semplice, iniziata bene con cinque vittorie su sei incontri ma continuata tra le difficoltà e quel sogno di disputare la Coppa Italia in casa svanito nella seconda metà del girone d’andata. Poi, l’infortunio di Andrea Quarisa, fin lì una lietissima e positivissima sorpresa, in campo, in spogliatoio e fuori, l’addio forzato di Ken Brown, un inizio di ritorno drammatico. Ma la dirigenza dell’Aurora non si dà per vinta, pescando una pedina fondamentale come Marques Green e un Luca Fontecchio che si rivelerà decisivo.
Il risultato fu che Jesi riprese la marcia distruggendo letteralmente la Fortitudo, espugnando Mantova allo scadere con una tripla proprio di Fontecchio e abbattendo Bergamo in trasferta con 47 punti di Kenny Hasbrouck dopo una prestazione balistica difficilmente ripetibile da 18/27 complessivo. Ma questa squadra dimostrò anche di saper lottare e soffrire, caratteristiche peculiari di elementi come Ike Ihedioha o “il guerriero” Matteo Piccoli, come capitan Tommy Rinaldi e la garanzia del suo apporto, come Federico Massone, altro ragazzo che stupì e non poco. Senza dimenticare, ovviamente, Pierpaolo Marini, colui che regalò una bella fetta di post-season a Jesi, prima con le giocate decisive nella maratona con la capolista Trieste, vinta soltanto dopo due supplementari, poi con quelle contro Ravenna, partita giocata da vero fuoriclasse: per lui è stato l’anno della consacrazione.
E poi si ritorna sempre lì, a quel match di aprile contro uno degli aurorini di oggi, quel Giacomo Sgorbati che coach Martino, in quell’occasione, aveva designato agente speciale messo sulle tracce di Marques Green. Come finisce questa storia? Ovviamente non in maniera banale, bensì con una sfida contro due ex jesini come uno degli eroi della promozione in Serie A, Brett Blizzard, e un uomo che la panchina arancioblù la conosce bene come Marco Ramondino. Il 3-0 in favore di Casale Monferrato, poi futura finalista battuta solo da Trieste e da un crociato che salta a Giovanni Tomassini, sembrerebbe netto e perentorio, ma Jesi ci provò in tutti i modi, sfiorando il successo in gara-1, un punto che poteva cambiare la serie, e lottando sino all’ultimo in gara-3 davanti al proprio pubblico.
La stagione, comunque, si concluse in maniera trionfale, con un po’ di amaro per l’esito secco e prematuro, ma con tanto orgoglio per la banda di coach Cagnazzo, l’uomo che ha salvato l’Aurora nel 2016 e, due anni dopo l’ha riportata ai playoff. Una stagione che dire particolare è dire poco, in campo e fuori: proprio nel 2018 l’Aurora organizzò la Coppa Italia, prima, storica, volta a Jesi, peccato che in concomitanza si scatenò il periodo climaticamente peggiore dell’anno con giorni di neve e condizioni avverse. Ma questa è un’altra storia…
Qui, infine, il link per chi volesse rivivere quello spareggio bollente contro Ravenna https://www.youtube.com/watch?v=6SV2rBjXvrw&t=3s
#AuroraRacconta
L’ULTIMO PLAYOFF E QUELLA MEZZA PROFEZIA DELLA BOMBONERA
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