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Lupo Rossini contro Harrison nella partita del PalaCarnera dello scorso anno 18/03/2011 All’orizzonte lo spettro del PalaCarnera

Se lavori, giochi o tifi per l'Aurora Jesi, entrare al PalaCarnera di Udine è un po’ come entrare ne “La piccola bottega degli orrori”. Il riferimento non è certo al palasport udinese o all’accoglienza degli indigeni (sempre squisita), ma a quello che è capitato sui 28 per 15 del parquet. Entrambe le volte, infatti, sono maturate due fantascientifiche sconfitte che nemmeno il genio di Steven Speelberg avrebbe potuto elucubrare in una trama dei suoi romanzi. Ed entrambe letteralmente sanguinose perché costate probabilmente le uniche due retrocessioni della storia professionistica del club di via San Francesco: quella dalla Lega A nel 2004/05 e quella dalla Legadue (poi scampata con il ripescaggio) dell’anno scorso.

Partiamo proprio da quest’ultima. Era l’ultima gara prima della sosta di Natale 2009. Udine era sepolta da oltre 30 cm di neve e per questo motivo già la sera prima la trasferta jesino era partita sotto i peggiori auspici con l’arrivo nel capoluogo friulano solo in tarda serata a causa delle difficoltà di circolazione incontrate dal pullman aurorino lungo la strada. Ma il peggio doveva ancora venire. La Fileni Bpa, sulla cui panchina debuttava coach Maurizio Bartocci (oggi a San Severo), dopo una bella rimonta nel 4° parziale si ritrova la partita meritatamente in mano quando, grazie una bomba dell’incontenibile Paulinho firmava il sorpasso a 10’’ dalla fine (79-80). A 3’’ dalla sirena, però, dopo un errore al tiro di Bennet, con Adams già involato in contropiede, arrivava un fischio per un non-fallo della stessa guardia arancio-blu (lontano almeno 3 metri dal connazionale della Snaidero). L’inatteso pacco dono natalizio sotto forma di due liberi riconsegnavano il vantaggio a Udine (81-80). Come se non bastasse, il tiro seguente di Paulinho da centrocampo, all’ultimo istante utile prima della sirena finale, carambolava su ferro e tabellone prima di uscire beffardamente. Morale: vittoria per Udine e due punti persi dalla Fileni Bpa che alla fine costeranno la retrocessione.

Ma c’è un precedente altrettanto eclatante. La gara di Udine del girone di ritorno dell’unico torneo di massima serie dell’Aurora (2004/05), infatti, è quella che viene identificata da molti come quella che rappresenta il treno salvezza sul quale non si è saliti. O meglio: sul quale si era saliti e poi si è stati buttati giù all’ultimo istante. Era il 20 marzo 2005 e la Sicc Bpa arrivava dalla pesante sconfitta interna, la prima senza lottare, contro la Lottomatica Roma. I ragazzi di Subotic condussero una gara tutto cuore, non a caso guidati dal loro capitano, oggi vice di coach Cioppi, Lupo Rossini (che ne mise 18 e smazzò 6 assist in 39 minuti), ed approcciarono l’ultimo minuto avanti di sei (65-71). Quando l’Aurora assaporava già il successo ecco però materializzarsi Glenn Sekunda. Fu infatti l’irlandese (al rientro dopo 5 mesi per un’operazione alla caviglia) a dare la parità ed i supplementari alla Snaidero (75-75): prima con una bomba (di tabella!!!) quasi da centrocampo, poi con un altro centro dai 6,25 a 9’’ secondi dalla fine. Nell'over-time Jesi venne ancora illusa da una penetrazione del play Milan Tomic (82-84), poi Sekunda, ancora lui, con un'azione da tre punti (canestro e libero) fece vincere ai suoi la partita a due secondi dalla sirena. A fine anno la Sicc Bpa retrocesse, ma due punti in più sarebbero bastati per il ripescaggio…

Insomma: sarebbe ora di cambiare tendenza! 

 

 
Lupo Rossini contro Harrison nella partita del PalaCarnera dello scorso anno
 
 

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